La storia
Non è mai facile raccontare una storia. Figuriamoci quando non si è assistito personalmente al suo inizio! Bisogna contattare le persone che, invece, quel momento l'avevano vissuto e che, in qualche modo, ne erano stati gli artefici.
Fu così che cominciai a scrivere a questi "demiurghi".
Il primo a rispondermi fu coach Roberto Anzivino che tramite "Whatsapp" mi spiegò a grandi linee come nacque la prima squadra di Baskin di Milano, il "Sanga".
"Ho conosciuto il Baskin tramite Sarah a Cremona nel 2008 e da allora gioco nel San Michele. Andando a convivere a Milano con lei volevamo esportare il Baskin e presentarlo alla "big city". Dopo un paio di no in due società conobbi tramite una mia amica, tre anni fa, il San Gabriele che mi fece parlare con Mariangelo. Da lì decidemmo di fondare la prima squadra di Baskin milanese. La società ci diede la possibilità di utilizzare la palestra del parco Trotter e i palloni e costruì i canestri laterali (fondamentali per il gioco del Baskin, ndr).
Con un po' di fortuna e per passaparola si creò la squadra! Nei primi allenamenti eravamo solo 8/9 fino ad arrivare ai 21 iscritti di quest'anno."
Grazie all'aiuto di Alessandra Girola, giocatrice della squadra e aiutante per quanto riguarda le questioni burocratiche, venni a sapere che un ruolo preziosissimo l'ebbe Daniela Tecchio, mamma di Marco, un ragazzo con disabilità che sarebbe diventato un giocatore fondamentale per la squadra.
Contattai nuovamente coach Bob, in attesa di risposta da Daniela stessa, e ne ebbi la conferma.
"Sì, sicuramente Daniela per la diffusione e la conoscenza nel mondo della disabilità sul territorio di Milano svolse un ruolo importantissimo, senza di lei avremmo fatto molta più fatica."
In serata ricevetti una mail da Daniela - è proprio vero che la comunicazione orale sta passando di moda - che mi diede conferme e nuove importanti informazioni circa la nascita della squadra.
"Caro Davide, l'idea di portare il baskin al Sanga mi è venuta quando ho assistito alla presentazione di questo sport presso un istituto comprensivo di Rho da parte di Alexy Valet (che, se non ricordo male insegna baskin all'università). All'epoca cercavo per Marco uno sport di tipo inclusivo, poiché Marco ha sempre fatto attività di questo tipo. Per un anno circa avevo cercato di attivare palestre a noi vicine perché prendessero in considerazione la possibilità di fare questo tipo di attività, ma nessuna società sembrava interessata e allora accantonai l'idea. Quando poi, nel 2010, iscrissi mio figlio Andrea al minibasket al Sanga, conobbi Mariangelo e mi parve una persona adatta a sottoporgli quest'idea strana di basket. Ad onor del vero devo dirti che mi è bastato dare a Mariangelo il nome del sito del baskin Cremona perché egli si interessasse, si mettesse in contatto con Alexy e Bob e costruisse la squadra.
Poco dopo, Angelo Bonfanti, l'educatore di Marco della cooperativa "Comin", presentò il progetto Baskin-Trotter di Mariangelo all'equipe degli educatori della stessa, così oltre a Marco, si aggregarono alla squadra anche Luke, Simone, Eugenio e Youseff. Per quanto riguarda i numeri 4 e 5 furono inglobati tutti, dagli amici, ai familiari disponibili: Alessandra e i suoi due figli, Andrea e Enrico, mia figlia Francesca, Alice, allenatrice del minibasket, Sarah, compagna di Bob e il mitico (peccato che tu non l'abbia conosciuto) papà di Simone che, da allenatore di calcio, si era "riciclato" come giocatore di baskin. Con questa "armata brancalone del baskin Milano" ci iscrivemmo addirittura alle gare interregionali in trasferta a Bra, naturalmente con grande entusiasmo ma convinti di non riuscire a "piazzarci sul podio". Fu un week-end mitico! Noi, da outsider, riuscimmo a sbaragliare gli avversari, a conquistare la coppa, ma soprattutto a divertirci ( sicuramente Alessandra ti avrà già dato l'articolo di Enrico e le foto )! L'anno successivo Marco, purtroppo, non riuscì a partecipare completamente agli allenamenti a causa di sopraggiunta lussazione all'anca, ma naturalmente abbiamo sempre seguito con il cuore la squadra. Speriamo di continuare a leggere, sul sito che farai, le future imprese del Sanga Baskin e magari riusciremo presto a tornare in campo! Ciao Daniela".
Subito dopo mi arrivò una mail da Franz Pinotti, esponente di spicco della "ASD San Gabriele Basket", con la quale mi volle rilasciare una importantissima testimonianza riguardante la nascita della squadra, rendendo il quadro generale ancora più ricco di informazioni e dettagli.
"Quando Mariangelo mi ha parlato del Baskin per la prima volta, ne sono stato subito affascinato. E per questo ho dato il via libera, dopo averlo condiviso con il Presidente Giovanni Matteoni, perché una sezione del Sanga si occupasse da subito di Baskin. Mariangelo è stato poi il vero martello pneumatico e promotore della sezione. Nel settembre 2013, al "pala Giordani" di Via Cambini, abbiamo anche organizzato il Primo Corso a MIlano per allenatori, dirigenti e appassionati di Baskin. Vorremmo che questo Sport davvero per tutti, diventasse un momento di condivisione anche del nostro modo di pensare lo Sport, con molte altre associazioni e scuole."
Da ultima, ma non meno importante, anzi, la testimonianza di Mariangelo Maiocchi, estrapolata da un documento di ben 12 pagine con cui il ''Maro'' ha voluto raccontare la nascita e l'evoluzione della squadra in un processo lungo e non privo di ostacoli.
''L’anno Zero
Daniela (la Scintilla)
Il Baskin non sarebbe mai nato a Milano senza l’insistenza di Daniela, la mamma di
un ragazzino nato nel 2004 al quale facevo allenamento di pallacanestro fino all’anno
scorso. Oltre al giovane atleta, il nucleo familiare è composto dal padre e altri tre figli,
uno dei quali, Marco, è affetto da paralisi cerebrale e conduce la sua vita su una
carrozzina. Daniela, sempre attenta e attiva nei campi della disabilità e
dell’inclusione, dopo aver partecipato ad una giornata informativa e dimostrativa
dedicata al Baskin presso il palazzetto di Rho e mossa da un comprensibile
entusiasmo, mi ha letteralmente placcato all’uscita dalla palestra e sommerso di
informazioni, spingendo così il primo tassello del cosiddetto effetto domino, che di
seguito cercherò di spiegare.
Alexy Valet (il Saggio)
Alexy è uno studioso delle dinamiche dell’inclusione. Francese, ha conseguito a Lione
il dottorato di ricerca discutendo una tesi proprio sul Baskin. A Rho vive e collabora
con la società di pallacanestro che annovera addirittura due squadre di Baskin al
Campionato, oltre ad avere stretto una numerosa serie di collaborazioni e progetti
sul territorio. Del Baskin è -o è stato- giocatore, allenatore e arbitro, ma è
fondamentalmente un teorico, un pensatore: chiunque –come è capitato più volte a
me- abbia assistito ad una sua presentazione sulla materia non può non esserne stato
affascinato e averne tratto le motivazioni e le energie per imbracciare il forcone della
rivoluzione che il Baskin rappresenta. Con lui ho fatto le chiacchiere preliminari e ho
sperimentato il disorientamento del primo allenamento sul campo.
Così come lo fu all’inizio, Alexy rappresenta una solida colonna per questa attività:
non provenendo dalla pallacanestro, ma dalla vela, Alexy dimostra la propria umiltà
ascoltando dagli altri tutti i possibili spunti tecnici per trovare una soluzione nelle
non rare occasioni in cui il Baskin e il Basket, invece di convergere, si contraddicono.
In lui si riconosce quello che Antonio Gramsci quasi cento anni fa definiva
l’ottimismo della volontà: è un militante e lo dimostra la sua recente stesura del
progetto Baskin at University (del quale parlerò più avanti), che coinvolge proprio
l’università Bicocca e il corso di laurea in Scienze dell’Educazione.
Roberto Anzivino (l’Allenatore)
Già dalla prima stretta di mano risulterebbe impossibile non distinguerlo per un
giocatore di basket: alto e largo, ha giocato in serie B e C, a Desio e a Crema, tra le
altre società; laureato alla facoltà di Scienze Motorie, ne è ora assistente per la
disciplina “Teoria, tecnica e didattica degli sport di squadra”. Di Lentate sul Seveso e
ora residente a Milano, per amore frequenta la città di Cremona e attraverso il gioco
scopre il Baskin (ruolo 5 della squadra San Michele).
L’incipit
C’erano tutti gli elementi necessari per iniziare: avevamo terreno fertile presso una
scuola che ci avrebbe concesso la palestra per le attività, l’humus di una società
sportiva di alto livello e sensibile alle attività di carattere sociale che ci avrebbe
conferito un’identità prestigiosa, l’allenatore, il vivaio di giocatori rappresentato dalla
cooperativa Comin, la collaborazione coi servizi sociali.
La prima dimostrazione (la Giornata dei Diritti dell’Infanzia)
Ogni anno ad ottobre la Casa del Sole mobilita le famiglie dei propri alunni e
organizza la Marcia per i Diritti dell’Infanzia. Si tratta di una manifestazione che
parte e termina al Parco Trotter, circoscrivendo un anello che comprende via Padova,
via dei Transiti, viale Monza e via Rovereto. Alla camminata si aggiungono il pranzo
all’aperto e numerose proposte collaterali che abbiano come tema i diritti dei ragazzi
nella cosiddetta età evolutiva (dai primi ai 18 anni). A questa iniziativa il Sanga ha
sempre partecipato guardando alla tematica da un punto di vista sportivo. Quale
migliore occasione per fare un focus sul diritto all’inclusione? Non è stato difficile
ottenere la collaborazione delle realtà di Rho, di Cremona e la partecipazione del già
menzionato Alexy e di Antonio Bodini e Fausto Cappellini, gli inventori del Baskin
(ai quali più sotto non potrò esimermi dal dedicare un breve paragrafo).
Nel pomeriggio del terzo sabato di ottobre 2011, nella palestra Solarium del Parco
Trotter le squadre di Rho e San Michele Cremona si sono esibite disputando una
partita amichevole sotto gli occhi di increduli spettatori, che per la prima volta hanno
assaggiato “il Miracolo del Baskin”. Mi scuso, ma non trovo altro tono, se non quello
lirico, per esprimere l’accadimento di quell’evento. Sta di fatto che da quel momento
il processo di contaminazione era da considerarsi ben oltre l’essere semplicemente
avviato.
Antonio e Fausto (gli Sperimentatori)
Sarebbe scorretto, o in qualche modo incompleto, definire questi due signori degli
“inventori”. Come tutte le grandi novità, il Baskin non è nato da un guizzo intuitivo
di due menti illuminate, ma dalla loro esigenza, intraprendenza e ricerca continua.
Non a caso Antonio e Fausto non sono educatori, teorici o pedagogisti, ma
rispettivamente un ingegnere meccanico e un professore di educazione fisica,
neppure, quest’ultimo, proveniente dal basket, ma dal calcio professionistico. Due
retaggi che sulla carta poco avrebbero a che fare con un’attività sportiva che mutua
dal Basket e che mira all’inclusione e all’integrazione. Evitando di addentrarmi
nell’intimità delle esperienze personali, è giusto dire che gli Inventori del Baskin, in
realtà, ne sono stati gli sperimentatori e, inarrestabili, seppur coadiuvati da energie
fresche, continuano ad esserlo. Ne è dimostrazione l’incessante labor limae al quale
ad ogni inizio stagione il regolamento viene sottoposto, frutto appunto delle
conseguenze dell’empirismo perseguito in palestra o della necessità di normare i
precedenti che si verificano durante le competizioni. È molto curioso risalire alla
cronistoria del Baskin e saggiarne le tappe evolutive, da quando i canestri dei Pivot,
per fare un esempio, erano posti sulle linee di fondo campo e a fianco di quelli più
alti, invece che sui lati lunghi all’altezza della metà campo.
Inutile dire che possiedano entrambi la mia più spregiudicata ammirazione e, per
infonderla anche a chi legge, cito ora una frase di Antonio: “Il Baskin rappresenta la
linea di continuum che separa la forza e la delicatezza, la massima espressione del
rispetto verso tutti e ciascuno”.''
Davide Motta
Fu così che cominciai a scrivere a questi "demiurghi".
Il primo a rispondermi fu coach Roberto Anzivino che tramite "Whatsapp" mi spiegò a grandi linee come nacque la prima squadra di Baskin di Milano, il "Sanga".
"Ho conosciuto il Baskin tramite Sarah a Cremona nel 2008 e da allora gioco nel San Michele. Andando a convivere a Milano con lei volevamo esportare il Baskin e presentarlo alla "big city". Dopo un paio di no in due società conobbi tramite una mia amica, tre anni fa, il San Gabriele che mi fece parlare con Mariangelo. Da lì decidemmo di fondare la prima squadra di Baskin milanese. La società ci diede la possibilità di utilizzare la palestra del parco Trotter e i palloni e costruì i canestri laterali (fondamentali per il gioco del Baskin, ndr).
Con un po' di fortuna e per passaparola si creò la squadra! Nei primi allenamenti eravamo solo 8/9 fino ad arrivare ai 21 iscritti di quest'anno."
Grazie all'aiuto di Alessandra Girola, giocatrice della squadra e aiutante per quanto riguarda le questioni burocratiche, venni a sapere che un ruolo preziosissimo l'ebbe Daniela Tecchio, mamma di Marco, un ragazzo con disabilità che sarebbe diventato un giocatore fondamentale per la squadra.
Contattai nuovamente coach Bob, in attesa di risposta da Daniela stessa, e ne ebbi la conferma.
"Sì, sicuramente Daniela per la diffusione e la conoscenza nel mondo della disabilità sul territorio di Milano svolse un ruolo importantissimo, senza di lei avremmo fatto molta più fatica."
In serata ricevetti una mail da Daniela - è proprio vero che la comunicazione orale sta passando di moda - che mi diede conferme e nuove importanti informazioni circa la nascita della squadra.
"Caro Davide, l'idea di portare il baskin al Sanga mi è venuta quando ho assistito alla presentazione di questo sport presso un istituto comprensivo di Rho da parte di Alexy Valet (che, se non ricordo male insegna baskin all'università). All'epoca cercavo per Marco uno sport di tipo inclusivo, poiché Marco ha sempre fatto attività di questo tipo. Per un anno circa avevo cercato di attivare palestre a noi vicine perché prendessero in considerazione la possibilità di fare questo tipo di attività, ma nessuna società sembrava interessata e allora accantonai l'idea. Quando poi, nel 2010, iscrissi mio figlio Andrea al minibasket al Sanga, conobbi Mariangelo e mi parve una persona adatta a sottoporgli quest'idea strana di basket. Ad onor del vero devo dirti che mi è bastato dare a Mariangelo il nome del sito del baskin Cremona perché egli si interessasse, si mettesse in contatto con Alexy e Bob e costruisse la squadra.
Poco dopo, Angelo Bonfanti, l'educatore di Marco della cooperativa "Comin", presentò il progetto Baskin-Trotter di Mariangelo all'equipe degli educatori della stessa, così oltre a Marco, si aggregarono alla squadra anche Luke, Simone, Eugenio e Youseff. Per quanto riguarda i numeri 4 e 5 furono inglobati tutti, dagli amici, ai familiari disponibili: Alessandra e i suoi due figli, Andrea e Enrico, mia figlia Francesca, Alice, allenatrice del minibasket, Sarah, compagna di Bob e il mitico (peccato che tu non l'abbia conosciuto) papà di Simone che, da allenatore di calcio, si era "riciclato" come giocatore di baskin. Con questa "armata brancalone del baskin Milano" ci iscrivemmo addirittura alle gare interregionali in trasferta a Bra, naturalmente con grande entusiasmo ma convinti di non riuscire a "piazzarci sul podio". Fu un week-end mitico! Noi, da outsider, riuscimmo a sbaragliare gli avversari, a conquistare la coppa, ma soprattutto a divertirci ( sicuramente Alessandra ti avrà già dato l'articolo di Enrico e le foto )! L'anno successivo Marco, purtroppo, non riuscì a partecipare completamente agli allenamenti a causa di sopraggiunta lussazione all'anca, ma naturalmente abbiamo sempre seguito con il cuore la squadra. Speriamo di continuare a leggere, sul sito che farai, le future imprese del Sanga Baskin e magari riusciremo presto a tornare in campo! Ciao Daniela".
Subito dopo mi arrivò una mail da Franz Pinotti, esponente di spicco della "ASD San Gabriele Basket", con la quale mi volle rilasciare una importantissima testimonianza riguardante la nascita della squadra, rendendo il quadro generale ancora più ricco di informazioni e dettagli.
"Quando Mariangelo mi ha parlato del Baskin per la prima volta, ne sono stato subito affascinato. E per questo ho dato il via libera, dopo averlo condiviso con il Presidente Giovanni Matteoni, perché una sezione del Sanga si occupasse da subito di Baskin. Mariangelo è stato poi il vero martello pneumatico e promotore della sezione. Nel settembre 2013, al "pala Giordani" di Via Cambini, abbiamo anche organizzato il Primo Corso a MIlano per allenatori, dirigenti e appassionati di Baskin. Vorremmo che questo Sport davvero per tutti, diventasse un momento di condivisione anche del nostro modo di pensare lo Sport, con molte altre associazioni e scuole."
Da ultima, ma non meno importante, anzi, la testimonianza di Mariangelo Maiocchi, estrapolata da un documento di ben 12 pagine con cui il ''Maro'' ha voluto raccontare la nascita e l'evoluzione della squadra in un processo lungo e non privo di ostacoli.
''L’anno Zero
Daniela (la Scintilla)
Il Baskin non sarebbe mai nato a Milano senza l’insistenza di Daniela, la mamma di
un ragazzino nato nel 2004 al quale facevo allenamento di pallacanestro fino all’anno
scorso. Oltre al giovane atleta, il nucleo familiare è composto dal padre e altri tre figli,
uno dei quali, Marco, è affetto da paralisi cerebrale e conduce la sua vita su una
carrozzina. Daniela, sempre attenta e attiva nei campi della disabilità e
dell’inclusione, dopo aver partecipato ad una giornata informativa e dimostrativa
dedicata al Baskin presso il palazzetto di Rho e mossa da un comprensibile
entusiasmo, mi ha letteralmente placcato all’uscita dalla palestra e sommerso di
informazioni, spingendo così il primo tassello del cosiddetto effetto domino, che di
seguito cercherò di spiegare.
Alexy Valet (il Saggio)
Alexy è uno studioso delle dinamiche dell’inclusione. Francese, ha conseguito a Lione
il dottorato di ricerca discutendo una tesi proprio sul Baskin. A Rho vive e collabora
con la società di pallacanestro che annovera addirittura due squadre di Baskin al
Campionato, oltre ad avere stretto una numerosa serie di collaborazioni e progetti
sul territorio. Del Baskin è -o è stato- giocatore, allenatore e arbitro, ma è
fondamentalmente un teorico, un pensatore: chiunque –come è capitato più volte a
me- abbia assistito ad una sua presentazione sulla materia non può non esserne stato
affascinato e averne tratto le motivazioni e le energie per imbracciare il forcone della
rivoluzione che il Baskin rappresenta. Con lui ho fatto le chiacchiere preliminari e ho
sperimentato il disorientamento del primo allenamento sul campo.
Così come lo fu all’inizio, Alexy rappresenta una solida colonna per questa attività:
non provenendo dalla pallacanestro, ma dalla vela, Alexy dimostra la propria umiltà
ascoltando dagli altri tutti i possibili spunti tecnici per trovare una soluzione nelle
non rare occasioni in cui il Baskin e il Basket, invece di convergere, si contraddicono.
In lui si riconosce quello che Antonio Gramsci quasi cento anni fa definiva
l’ottimismo della volontà: è un militante e lo dimostra la sua recente stesura del
progetto Baskin at University (del quale parlerò più avanti), che coinvolge proprio
l’università Bicocca e il corso di laurea in Scienze dell’Educazione.
Roberto Anzivino (l’Allenatore)
Già dalla prima stretta di mano risulterebbe impossibile non distinguerlo per un
giocatore di basket: alto e largo, ha giocato in serie B e C, a Desio e a Crema, tra le
altre società; laureato alla facoltà di Scienze Motorie, ne è ora assistente per la
disciplina “Teoria, tecnica e didattica degli sport di squadra”. Di Lentate sul Seveso e
ora residente a Milano, per amore frequenta la città di Cremona e attraverso il gioco
scopre il Baskin (ruolo 5 della squadra San Michele).
L’incipit
C’erano tutti gli elementi necessari per iniziare: avevamo terreno fertile presso una
scuola che ci avrebbe concesso la palestra per le attività, l’humus di una società
sportiva di alto livello e sensibile alle attività di carattere sociale che ci avrebbe
conferito un’identità prestigiosa, l’allenatore, il vivaio di giocatori rappresentato dalla
cooperativa Comin, la collaborazione coi servizi sociali.
La prima dimostrazione (la Giornata dei Diritti dell’Infanzia)
Ogni anno ad ottobre la Casa del Sole mobilita le famiglie dei propri alunni e
organizza la Marcia per i Diritti dell’Infanzia. Si tratta di una manifestazione che
parte e termina al Parco Trotter, circoscrivendo un anello che comprende via Padova,
via dei Transiti, viale Monza e via Rovereto. Alla camminata si aggiungono il pranzo
all’aperto e numerose proposte collaterali che abbiano come tema i diritti dei ragazzi
nella cosiddetta età evolutiva (dai primi ai 18 anni). A questa iniziativa il Sanga ha
sempre partecipato guardando alla tematica da un punto di vista sportivo. Quale
migliore occasione per fare un focus sul diritto all’inclusione? Non è stato difficile
ottenere la collaborazione delle realtà di Rho, di Cremona e la partecipazione del già
menzionato Alexy e di Antonio Bodini e Fausto Cappellini, gli inventori del Baskin
(ai quali più sotto non potrò esimermi dal dedicare un breve paragrafo).
Nel pomeriggio del terzo sabato di ottobre 2011, nella palestra Solarium del Parco
Trotter le squadre di Rho e San Michele Cremona si sono esibite disputando una
partita amichevole sotto gli occhi di increduli spettatori, che per la prima volta hanno
assaggiato “il Miracolo del Baskin”. Mi scuso, ma non trovo altro tono, se non quello
lirico, per esprimere l’accadimento di quell’evento. Sta di fatto che da quel momento
il processo di contaminazione era da considerarsi ben oltre l’essere semplicemente
avviato.
Antonio e Fausto (gli Sperimentatori)
Sarebbe scorretto, o in qualche modo incompleto, definire questi due signori degli
“inventori”. Come tutte le grandi novità, il Baskin non è nato da un guizzo intuitivo
di due menti illuminate, ma dalla loro esigenza, intraprendenza e ricerca continua.
Non a caso Antonio e Fausto non sono educatori, teorici o pedagogisti, ma
rispettivamente un ingegnere meccanico e un professore di educazione fisica,
neppure, quest’ultimo, proveniente dal basket, ma dal calcio professionistico. Due
retaggi che sulla carta poco avrebbero a che fare con un’attività sportiva che mutua
dal Basket e che mira all’inclusione e all’integrazione. Evitando di addentrarmi
nell’intimità delle esperienze personali, è giusto dire che gli Inventori del Baskin, in
realtà, ne sono stati gli sperimentatori e, inarrestabili, seppur coadiuvati da energie
fresche, continuano ad esserlo. Ne è dimostrazione l’incessante labor limae al quale
ad ogni inizio stagione il regolamento viene sottoposto, frutto appunto delle
conseguenze dell’empirismo perseguito in palestra o della necessità di normare i
precedenti che si verificano durante le competizioni. È molto curioso risalire alla
cronistoria del Baskin e saggiarne le tappe evolutive, da quando i canestri dei Pivot,
per fare un esempio, erano posti sulle linee di fondo campo e a fianco di quelli più
alti, invece che sui lati lunghi all’altezza della metà campo.
Inutile dire che possiedano entrambi la mia più spregiudicata ammirazione e, per
infonderla anche a chi legge, cito ora una frase di Antonio: “Il Baskin rappresenta la
linea di continuum che separa la forza e la delicatezza, la massima espressione del
rispetto verso tutti e ciascuno”.''
Davide Motta